La legge elettorale che vorrei

15-01-2017

Dopo la pausa natalizia, non sembra che i partiti abbiano molta fretta di occuparsi della nuova legge elettorale con cui – dicevano – bisognerà al più presto tornare a votare. In questi ultimi giorni il Parlamento ha preso decisioni importanti riguardanti la sanità, la scuola pubblica e persino la questione delle unioni civili. Ma, di nuova legge elettorale, si sente parlare molto poco.

La mia impressione è che i tempi affinché vada effettivamente in porto saranno piuttosto lunghi. Sarà difficile trovare un punto di accordo, poiché ciascun partito cercherà di trarne il massimo vantaggio possibile, cosa, ovviamente, in conflitto con gli interessi degli altri… E poi non si deve dimenticare che a settembre maturerà il diritto al vitalizio per più di 300 neo-parlamentari. Bisogna essere davvero degli ingenui per non pensare che ciò non abbia il suo peso sulla lunghezza dei tempi necessari all’approvazione della nuova legge elettorale.

A questo punto dovrebbe essere il M5S, che si è sempre detto contrario agli inciuci e ai giochini di basso livello dei partiti, a prendere l’iniziativa: dovrebbe chiedere l’immediata calendarizzazione dei lavori d’aula per dotare al più presto l’Italia di una legge elettorale degna di questo nome.

Quali caratteristiche dovrebbe avere una legge che risponda agli interessi dei cittadini, più che alle esigenze dei partiti?
Dovrebbe, a mio avviso:

a) Restituire agli elettori il pieno diritto di scegliere i propri rappresentanti da mandare in Parlamento, evitando “liste bloccate” o “collegi uninominali”, che rappresentano soltanto un espediente con cui i partiti cercano di mantenere il controllo su chi dovrà essere effettivamente eletto. Questo significa che il cosiddetto “Mattarellum”, su cui – si dice – esisterebbe un’ampia maggioranza di consensi tra i partiti, non può costituire un punto di partenza serio per la discussione di una buona legge elettorale. Nel “Mattarellum” è previsto che i 3/4 dei voti vengano assegnati col sistema dei collegi uninominali e solo 1/4 venga lasciato alla libera scelta dei cittadini. In tal modo, i partiti si assicurano il grosso dei nomi da mandare in Parlamento, dando ai cittadini un “contentino” per per illuderli di avere ancora un qualche potere di scelta.

Sarebbe ora di finirla con queste buffonate. Il potere di scelta dei cittadini circa i propri rappresentanti va restituito integralmente, senza raggiri e mezze misure.

b) Affrontare il problema della troppo spesso invocata governabilità in maniera sostanzialmente diversa rispetto a quanto è stato fatto finora. Si dice di solito (dicono i partiti) che è bene disporre di un sistema che consenta, dopo ogni elezione, di giungere rapidamente alla formazione di un nuovo governo. A tal fine propongono “premi di maggioranza”, “coalizioni precostituite”, “doppi turni” elettorali, ecc. Tutto ciò – dicono – in nome di una migliore governabilità.

Il principale ostacolo alla governabilità è però uno soltanto: la proliferazione dei partiti, ossia la possibilità data a ogni parlamentare che non sia d’accordo con la linea politica del proprio partito (in realtà, il più delle volte, che si ritenga lasciato troppo in ombra), di staccarsi dal partito di appartenenza di fondare una nuova formazione politica, a sua immagine e somiglianza.

Per frenare questa vera e propria degenerazione della rappresentanza politica non c’è che il ricorso a sostanziosa soglia di sbarramento (almeno il 5 %), che riduca notevolmente il numero delle formazioni politiche che vanno a sedersi in Parlamento. La prospettiva di una tale soglia (manco a dirlo), solleverebbe un’immediata opposizione da parte di tanti partitini, come il Nuovo Centro Destra, Fratelli d’Italia, Sinistra ecologia e libertà, Scelta civica, ecc., che avrebbero scarse possibilità di avere delle poltrone in Parlamento.

Su una simile questione mi sento però di essere drastico: vedrei con favore un’iniziativa congiunta – un vero e proprio “colpo di mano” – delle quattro maggiori formazioni politiche italiane (PD, M5S, FI e Lega) per liberare finalmente il nostro Parlamento da tanti partitini il cui unico scopo è assicurare il potere a ristretti gruppi di politici.

Certo, questo non è sufficiente ad assicurare la governabilità dopo ogni elezione. Ma la soluzione non sta nella formula del premio di maggioranza, che stravolge la volontà degli elettori e neppure nel doppio turno, che costituisce una sorta di lotteria con cui i maggiori partiti (o coalizioni) si giocano il diritto di governare l’Italia per un certo periodo.

La governabilità è un compito che spetta ai partiti assicurare, nell’interesse dei cittadini. La principale funzione dei partiti è proprio quella di mediare tra interessi, spesso divergenti, delle fasce sociali che rappresentano.

Se i partiti non sono neppure capaci di formare un governo in tempi ragionevoli, dopo ogni elezione, accettando gli opportuni compromessi e mediazioni che ciò richiede, allora non si capisce bene per qual motivo debbano continuare ad esistere…


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