Smettiamola di perder tempo

25-03-2013

Ormai è chiaro. Malgrado l’impegno messo da Luigi Bersani, il suo tentativo di formare un nuovo governo appare destinato al fallimento. E sarebbe un fallimento anche se ci riuscisse, perché tutto lascia ritenere che maggioranza ottenuta sarebbe talmente risicata e precaria da rendere impossibile ogni forma di vero cambiamento.
Che neppure l’interessato creda in una riuscita, lo si capisce dal suo modo di procedere.Quale senso ha cominciare le consultazioni ascoltando le parti sociali, quando il nodo principale da sciogliere è l’appoggio da parte dei partiti?

Era da qui che bisognava iniziare. Bersani ha invece voluto prendere tempo, affrontare il problema alla larga. Come se non sapesse quali sono le cose da fare e, soprattutto, come se l’attesa potesse in qualche modo cambiare la situazione.

Grillo ha dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, di non essere interessato a un governo insieme al PD, anche se, nella sua attuale posizione, potrebbe dare una vera svolta alla politica del nostro Paese.
Se accettasse, dovrebbe però confrontarsi con i problemi veri, e le soluzioni obiettivamente percorribili non sarebbero poi così entusiasmanti, specie in campo economico (il caso Parma insegna). Per questo preferisce tenersi le mani libere per poter continuare ad attaccare a destra e a sinistra, nella speranza di aumentare i propri consensi. A Grillo non importa nulla del bene dell’Italia, e i cittadini dovrebbero cominciare a rendersene conto. A Grillo interessa soltanto la propria visibilità, costi quel che costi.

Cosa dovrebbe fare a questo punto, Bersani?
Constatata l’impercorribilità della strada da lui scelta, si trova davanti a due possibilità:

1) Tornare dal Capo dello Stato senza attendere oltre e rimettere il mandato ricevuto, nella speranza che il Capo dello Stato abbia una soluzione di riserva.

2) Tentare un accordo con il partito di Berlusconi su un programma molto ristretto, ben definito e concordato preventivamente, nella prospettiva di tornare comunque alle urne nel prossimo autunno.

Percorrere quest’ultima possibilità, sia pur per molti ripugnante, potrebbe consentire di dare finalmente al nostro Paese una nuova legge elettorale, potrebbe permettere di ridurre sensibilmente il numero dei parlamentari fin dalla prossima legislatura, senza escludere di riuscire a varare anche qualche provvedimento essenziale (da perfezionare in futuro) rivolto alla crescita economica.
Bisognerebbe ovviamente scordarsi una nuova legge anti-corruzione, il conflitto di interessi e tutti quei provvedimenti di cui il centro-destra non vuol sentir parlare.

In ogni caso, il fallimento di Bersani come leader è ormai sotto gli occhi di tutti. Non solo ha continuato per mesi a puntare su Monti (il quale si è rivelato un cavallo perdente), facendo sì che il PD non ottenesse quella maggioranza che sembrava a portata di mano, ma ha utilizzato la stessa strategia dopo le elezioni, rincorrendo Grillo, che non alcuna intenzione di impegnarsi in qualcosa di serio, oltre ogni limite ragionevole.

Alle prossime elezioni – che io credo avranno luogo entro qualche mese – il PD, se vuole avere qualche speranza di vincere, deve andarci con un altro leader. E il candidato più probabile sembra al momento essere Matteo Renzi, l'attuale sindaco di Firenze.
Con Renzi alla guida del partito, le possibilità di vittoria aumenterebbero notevolmente. Ciò comporterebbe qualche “mal di pancia” all’interno del PD e sensibili rivolgimenti negli attuali equilibri del partito. Ma questo è un prezzo da pagare per tentare di uscire dall’attuale pantano.