Se Monti "risale" in politica

03-01-2013

Sul sito di Palazzo Chigi è stata appena pubblicata l’Analisi di un anno di governo di Mario Monti, dove viene esaltata la bontà dei provvedimenti presi in questi ultimi 13 mesi e si espongono le cose che si conta di fare se, alle prossime elezioni, i cittadini rinnoveranno la loro fiducia su questo modo di governare.

Riguardo al primo punto, si sottolinea il miglioramento delle condizioni generali dell’economia, con il dimezzamento dello spread, e con i primi segnali che indicherebbero la prossima uscita dal tunnel della recessione. Si sottolineano pure il notevoli progressi compiuti nel campo della modernizzazione del mercato del lavoro e delle liberalizzazioni, per giungere alla conclusione che oggi l’Italia è assai più credibile sul piano internazionale di quanto non lo fosse un anno fa.

Sull’ultima affermazione si può concordare: è indubbio che oggi l’Italia goda di una maggiore considerazione rispetto al momento della discesa in campo di Monti. Bisogna pure dire che non ci voleva poi molto. Dopo 18-20 anni di dominio quasi ininterrotto della banda berlusconiana, con le istituzioni asservite agli interessi del capo e dei suoi amici, con i comportamenti pubblici e privati che ci hanno resi ridicoli agli occhi del mondo intero, con l’incapacità manifesta di prendere decisioni che fossero davvero utili ai cittadini, l’arrivo di Monti, con la sua sobrietà e la sua serietà sul piano personale, ha segnato indubbiamente una svolta notevole.

Ma questo è tutto ciò che si può concedere al Professore. Per il resto, non c’è spazio che per le critiche. Si era presentato come il paladino dell’equità, e invece ha tartassato le classi medio-basse riducendole in miseria. Le classi ricche sono state appena sfiorate dai suoi provvedimenti (di una patrimoniale, neanche a parlarne!), per non dire delle grandi lobby, alle quali non ha saputo tener testa. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, se peggiorare ancor più la già precaria condizione dei lavoratori costituisce un progresso, allora, sì, la sua riforma andava nella giusta direzione.

Il miglioramento dell’economia?
Bisogna avere i paraocchi per non vedere ciò che è evidente anche ai più sprovveduti: le famiglie sempre più in difficoltà, le aziende che continuano a chiudere, le manifestazioni dei lavoratori licenziati o in cassa integrazione sempre più numerose, il debito pubblico che, nonostante le rassicurazioni, continua a salire, avendo recentemente superato la soglia dei 2.000 miliardi di euro…

Quali sono i segnali di miglioramento?
Ah – dimenticavo – lo spread. In effetti, lo spread è diminuito. E questo non è un fatto secondario per la tenuta dei conti pubblici. Ma la riduzione dello spread, nel nostro caso, non sta a significare un miglioramento dell’economia reale, quella che interessa i cittadini. Vuol dire, molto semplicemente, che la politica economica perseguita dal governo Monti andava nella direzione gradita alle istituzioni europee, e in special modo a quelle tedesche.

Si tratta di un orientamento profondamente ideologico, per il quale il riordino dei conti pubblici è una condizioni sufficiente per riavviare l’economia. Orientamento completamente cieco di fronte alle condizioni disastrose in cui sono state gettate nazioni come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, e ora anche l’Italia.

Monti si mostra ottimista sul nostro futuro al punto da promettere la riduzione di un punto percentuale del carico fiscale. Siamo ovviamente davanti a pura propaganda elettorale. Se ci fossero spazi, anche minimi per ridurre le tasse, perché mai, dal primo gennaio di quest’anno, è scattata una nuova imposta sui conti correnti bancari? Perché in primavera la TARSU (imposta sui rifiuti) si chiamerà TARES e aumenterà del 25%? Perché, dal primo di luglio l’IVA passerà dal 21 al 22%?

Monti ci sta prendendo in giro. Come non è credibile quando afferma che bisogna liberare l’economia dalla ragnatela delle grandi lobby. Si è dimostrato incapace di farlo quando ne aveva l’opportunità, perché dovrebbe riuscirci in un suo, eventuale, prossimo governo?

Non è Monti la soluzione ai problemi italiani. Meno ancora lo è Berlusconi: una figura patetica, ormai disperata, che tenta l’ultima mossa per salvare le sue aziende, sempre più in crisi, e se stesso dalla giustizia che segue, implacabile, il suo corso.

L’unica nostra speranza è da riporre nel Partito Democratico, se avrà il coraggio e la forza di non muoversi nel solco della politica montiana, presentando un programma fortemente innovativo, capace di coniugare una redistribuzione della ricchezza con una robusta politica rivolta alla crescita economica…


Parole chiave: Mario Monti politica