Se la politica diventa un bluff

02-03-2013

Al gioco del poker, dopo le puntate, dopo i rilanci, dopo qualche eventuale ritiro, viene sempre il momento in cui i giocatori rimasti devono scoprire le proprie carte. Se a questo punto, qualcuno, avendo bluffato giocando pesantemente nella speranza che gli avversari abbandonassero il piatto, indugiasse, perdesse tempo in chiacchiere inutili, invece che mostrare il proprio punteggio, sicuramente susciterebbe le proteste degli altri giocatori…

Il comportamento del giocatore che non sa decidersi a scoprire le proprie carte ricorda molto da vicino l’attuale condotta di Beppe Grillo. Dopo aver ottenuto alle elezioni un successo superiore a ogni aspettativa, grazie a promesse che rispondevano alle attese dei cittadini, ora che c’è la possibilità di dare seguito a tali promesse, egli sembra volersi tirare indietro, non voler essere coinvolto, non voler rischiare, attendendo le mosse degli altri rimanendo sdegnosamente a un lato della competizione politica, solo per poter successivamente criticare.

Dice Grillo: “Valuteremo, provvedimento provvedimento, se dare o meno la nostra approvazione, ma non siamo disponibili a votare la fiducia a un governo, qualsiasi esso sia”. Fa finta di non sapere – Grillo – che nessun governo può insediarsi se non ha la fiducia di entrambi i rami del Parlamento. Sa bene che il Partito Democratico, con i numeri di cui dispone, non può ottenere la fiducia al Senato senza il sostegno dei grillini.

A questo punto, Grillo dovrebbe capire che non può continuare a bluffare all’infinito. Si trova in una posizione dalla quale è in grado di condizionare pesantemente tutte le scelte di un eventuale governo a guida democratica, nel senso che nessun provvedimento potrebbe passare senza il suo beneplacito. Potrebbe far sì che molti degli impegni da lui presi in campagna elettorale trovino attuazione, anche perché alcuni di questi vanno in una direzione analoga a quella dei programmi del PD: legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, riduzione dei compensi agli amministratori pubblici, legge anti-corruzione, legge sul conflitto di interessi, legge sul falso in bilancio; forse si potrebbero trovare anche delle convergenze per un forte ridimensionamento delle spese militari e di quelle relative alla TAV, impegnando i soldi risparmiati per iniziative finalizzate al rilancio dell’economia.

Perché Grillo continua a tergiversare? Evidentemente non vuole impegnarsi in un’impresa tutt’altro che facile, che offre minor visibilità di quando urla come un forsennato sui palchi della varie piazze d’Italia. Formare un governo insieme al PD, sia pure in una posizione di grande forza, vorrebbe dire non aver più motivi per andare in giro a gridare la sua rabbia contro i partiti. Vorrebbe dire diventare una persona normale che s’impegna attivamente per raggiungere gli obiettivi a cui è realistico mirare, vista la situazione complessiva.

E’ questo che teme Grillo? Non vuole rinunciare al suo ruolo, fin troppo facile, di personaggio che può scagliarsi contro tutti? E’ molto probabile. Ma la sua strategia del rifiuto a entrare nel merito dei problemi, a sporcarsi le mani, non può portarlo molto lontano.

Dopotutto, non è neppure completamente vero che la partecipazione a un governo a guida democratica toglierebbe a Grillo tutte le frecce al suo arco di comico. Rimarrebbe pur sempre Berlusconi: vi immaginate gli attacchi isterici da cui verrebbero colti alcuni esponenti del centro-destra il giorno in cui si cominciasse a discutere in Parlamento una severa legge anti-corruzione? O si affrontasse il nodo del conflitto di interessi? O la legge sul falso in bilancio? Grillo avrebbe abbondanza di argomenti per la sua satira politica, denunciando i comportamenti inaccettabili come lui soltanto sa fare, nelle piazze o magari anche in televisione.

E’ però necessario che egli decida, e anche abbastanza in fretta, da che parte stare. Già circa la metà dei suoi sostenitori, in rete, lo sta invitando caldamente a prendere posizione, a gettarsi nella mischia, a impegnarsi in un’attività di governo.

Tempo poche settimane, se Grillo si ostinerà nel suo atteggiamento dilatorio, diventerà chiaro a tutti che il suo non è altro che un colossale bluff. E allora i consensi attorno alla sua persona e al suo movimento potrebbero calare rapidamente, così come in un passato recente erano cresciuti a dismisura.

Parole chiave: politica Grillo