Innovazione & conservazione

07-01-2013

Le recenti esternazioni di Mario Monti sulle tendenze conservatrici di alcuni partiti e sulla perdita di senso della distinzione tra destra e sinistra offrono l’occasione per delle considerazioni sul valore di questi concetti e sull’uso strumentale che spesso se ne fa.

Monti ha posto se stesso al di sopra delle tradizionali etichette “destra” e “sinistra”, dichiarando di essere per la modernizzazione del Paese, ritenendosi presumibilmente un progressista. Anche Berlusconi ha più volte affermato di voler rendere più moderna l’Italia. Peccato che, con questo, intenda la riduzione del potere del Parlamento, in modo da poter far passare più agevolmente i provvedimenti che gli fanno comodo, e una minor autonomia della magistratura rispetto all’esecutivo, così da rendere inoffensivi i giudici che si azzardano a muovere accuse contro di lui.

Monti non ha mire tanto egoistiche (e tendenzialmente criminali). E’ fondamentalmente una persona corretta e onesta, come abbiamo avuto modo di apprezzare nel suo anno di governo. E tuttavia, pur non perseguendo interessi personali, si mostra in ogni caso prigioniero di una visione del mondo “liberista”, monetarista, finanziaria, che considera l’economia il bene supremo a cui tutto deve essere subordinato. Una visione tipicamente di destra.

Ma cosa è di destra e cosa è di sinistra? Hanno ancora un significato simili distinzioni, o devono ritenersi categorie superate, come afferma lo stesso Monti?

Se non si associano grossolanamente questi termini, nell’ordine, ai regimi fascisti e ai regimi comunisti – sistemi politici che hanno mostrato tutti i loro limiti, sebbene ne rimangano ancora residui in molte parti del mondo – ritengo che essi sono quanto mai attuali.

Sono attuali se riconosciamo a destra e sinistra un significato più ampio di quello che viene loro attribuito comunemente.

Secondo il mio modo di vedere, va considerato di destra tutto ciò che è rivolto alla conservazione dell’esistente, per lo più a favore dei poteri consolidati – e in modo specifico dei grandi gruppi economici – indipendentemente e, anzi, spesso a scapito della moltitudine dei cittadini comuni. Più in generale, le scelte di destra sono orientate a privilegiare gli interessi di pochi contro quelli della maggioranza delle persone.

Sinistra, invece, è (o dovrebbe essere) un’etichetta applicabile a tutto ciò che mira al bene collettivo, opponendosi agli interessi di singoli individui o di gruppi ristretti.

Possiamo ampliare ulteriormente i concetti di destra e sinistra, legando il primo a una paura irrazionale del nuovo e a tutto ciò che viene a mettere in discussione schemi di vita e di pensiero sedimentati nel tempo. Nel secondo dovremmo vedere soprattutto la spinta al cambiamento, non al cambiamento fine a se stesso, ma alla tensione positiva verso il nuovo, portatore di progresso per l’uomo e per la società.

Sulla base di questa caratterizzazione, possiamo provare a fare degli esempi, classificando i comportamenti di alcuni dei personaggi più in vista.

Monti si è rivelato un personaggio nettamente di destra, quindi conservatore, perché si è proposto di aumentare la precarietà del lavoro per favorire gli imprenditori, malgrado che da più parti si sia sottolineato che i veri problemi delle aziende, in Italia, sono altri: la burocrazia soffocante, la corruzione e le infiltrazioni mafiose, la durata interminabile dei processi civili…

Monti è da considerare di destra anche quando osserva che la sanità italiana non potrà reggere ancora a lungo perché la popolazione continua a invecchiare e i costi diverranno insostenibili. Quello che ha in mente, anche se per il momento si guarda bene dal dirlo, è un’assicurazione per tutti i cittadini che vada a coprire almeno alcuni servizi oggi offerti gratuitamente (o quasi) dalla sanità italiana. Che i problemi della sanità, in Italia, siano altri – tra cui gli sprechi tanti volte documentati, i clientelismi, gli appalti facili, le “mazzette” – lo dimostra il confronto con il sistema sanitario di un grande paese europeo: la Svezia. In Svezia, i cittadini pagano all’incirca le stesse tasse che paghiamo noi, ma le donne hanno, per l’intera durata della gravidanza, tutte le prestazioni sanitarie completamente gratuite, e così i bambini fino ai nove anni di età. Inoltre, le persone con basso reddito pagano al massimo un contributo di circa 200 euro all’anno, dopodiché, visite, analisi, trattamenti ospedalieri, medicinali sono completamente gratuiti.

Perché la sanità svedese è sostenibile e la nostra no?
La risposta non può essere che una, e cioè che le istituzioni svedesi mettono al primo posto l’interesse per i cittadini, subordinando ad esso tutte le loro scelte: un orientamento chiaramente di sinistra, anche se i politici che vi fanno riferimento possono vestire abiti diversi.

Di destra è anche la decisione di reperire risorse attraverso una tassazione indiscriminata, che finisce per colpire soprattutto le classi più povere; chiamare i ricchi a un contributo maggiore nei momenti di necessità, ad esempio, imponendo una patrimoniale al di sopra di un certo tetto, è invece un provvedimento di sinistra, poiché toglie qualcosa a un gruppo ristretto di privilegiati per non gravare ulteriormente su una moltitudine di persone che già ha poco.

I tagli “lineari” e le nuove tasse imposte da Monti, analogamente a quelle di tremontiana memoria, sono la tipica soluzione adottata da una mentalità di destra. La politica attualmente perseguita da Obama negli USA (far pagare di più ai ricchi per non ridurre la spesa sociale) è invece di sinistra. I repubblicani che si sono opposti fino all’ultimo a questa misura, schierati in difesa di una minoranza di ricchi, dimostrano inequivocabilmente di essere di destra.

Si mostra di destra, e incredibilmente miope, Marchionne, quando crede che comprimere i diritti dei lavoratori possa ridurre i costi di produzione così da rendere più competitiva la FIAT. Persegue una politica di sinistra la WOLKSWAGEN quando decide di investire 50 miliardi di euro nella ricerca, in un momento di grave crisi dell’auto.

Quanto ci sia di ideologico nelle scelte economiche di destra, lo si capisce facilmente da queste semplici considerazioni.
Far pesare soprattutto sulle classi medio-basse le manovre tese al risanamento del bilancio pubblico non è solo socialmente iniquo, ma anche controproducente sotto il profilo economico. Tassare coloro che già faticano a far quadrare i conti per arrivare alla fine del mese, e in più tagliando alcuni servizi essenziali di cui essi usufruiscono, riduce notevolmente la loro propensione alla spesa, innescando una spirale che si autoalimenta: le famiglie consumano di meno, le aziende vendono meno prodotti e devono ridurre la produzione, alcune vanno in crisi e sono costrette a licenziare lavoratori, di conseguenza diminuisce ulteriormente il numero di persone che possono permettersi di spendere… Tassare i ricchi non provoca una analoga caduta dei consumi, e ciò è tanto più vero quanto più elevato è il loro livello di ricchezza.

E non vale neppure la giustificazione sovente invocata anche da economisti di un certo spessore contro l’imposizione di una patrimoniale. I ricchi – ci dicono – sono pochi rispetto alla gran massa di coloro che rientrano nelle classi medio-basse: far pagare di più i primi, anche se socialmente auspicabile, non è sufficiente a raccogliere le risorse che occorrono. Nulla di più falso. Secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, non certo orientata a sinistra, il 10% delle famiglie italiane possiede quasi la metà della ricchezza del nostro Paese. Tassare i loro patrimoni, quindi è almeno tanto remunerativo quanto accanirsi sulla parte rimanente della popolazione.

In conclusione, si può dire che le accuse di conservatorismo agli avversari hanno spesso lo scopo di nascondere il conservatorismo delle proprie posizioni. E così pure tutte le volte che sentiamo dire che la distinzione tra destra e sinistra è ormai superata: lo afferma, quasi di regola, chi è smaccatamente di destra, ma vuol spacciarsi per progressista.

E’ bene che i cittadini imparino a riconoscere la sostanza degli orientamenti pratici dal fumo evanescente delle parole, così da poter scegliere al momento opportuno coloro che dovranno rappresentarli.

Le elezioni si stanno avvicinando rapidamente…


Parole chiave: economia Mario Monti