Un partito senza timone

20-07-2010

Ultimi giorni di luglio. La gran parte degli italiani pensa soprattutto alle imminenti ferie. Ma non la politica che quest’anno appare in fibrillazione: Berlusconi ha addirittura annunciato che rinuncerà alle vacanze per ricucire la propria maggioranza.

Cosa c’è di nuovo all’orizzonte? Non certo un rinnovato interesse per le esigenze dei cittadini, quanto piuttosto i soliti giochi di potere: dopo essere confluito nel PdL, Fini si è reso conto che la sua posizione si indeboliva sempre più rispetto all’importanza via via crescente assunta dalla Lega, e in particolare da Maroni. Ecco quindi il tentativo di riacquistare visibilità e leadership con una serie di interventi che - guarda caso - vanno in direzione opposta all’orientamento della Lega: il voto agli extracomunitari, osservazioni e distinguo in merito all’attuazione del federalismo, posizione fortemente critica nei confronti della legge sulle intercettazioni...
Detta legge non è di alcun interesse per la Lega, ma costituisce una merce di scambio per il rapido varo del progetto federalista da parte di Berlusconi.

Fa sorridere l’interesse con cui certi esponenti del PD guardano al mutato atteggiamento di Fini. Alcuni prefigurano addirittura una possibile intesa futura con l’area dissidente della destra che fa capo allo stesso Fini. Siamo anzi giunti, nelle ultime settimane, a dimostrare una certa disponibilità verso un “governo di larghe intese”, senza Berlusconi. D’Alema, Bersani, Franceschini e altri non escludono questa possibilità; e neanche Casini, sia pur a giorni alterni, sembra volersi sottrarre a questa necessità, “nell’interesse dei cittadini”.


Uno spettacolo indecoroso! Che mi fa comprendere come mai tanti miei conoscenti, che un tempo votavano per PCI-Ulivo-PD, ora si rivolgono - per pura protesta - all’IDV o ai radicali, oppure non vanno a votare per niente.

Cosa spera di ottenere il PD aderendo a un’improbabile governo tecnico di larghe intese? Risolvere qualcuno dei più stringenti problemi degli italiani, oppure assaporare per un certo tempo l’illusione di essere tornato nella “stanza dei bottoni”?
Non c’è possibilità di collaborazione con l’attuale maggioranza, che ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio, di avere un orientamento esattamente opposto a quelli del PD.
L’unica collaborazione possibile potrebbe riguardare una modifica radicale dell’attuale legge elettorale, con annessa riduzione del numero dei parlamentari. Ma per far questo non c’è bisogno di partecipare a un governo di larghe intese, basta raggiungere un accordo in Parlamento.

Non mi stancherò di ripeterlo: ciò che manca all’attuale PD è il coraggio di elaborare un programma organico e credibile che si ponga come reale alternativa alla politica dell’attuale maggioranza. C’è stato un momento, nei mesi passati, in cui mi sembrava che i dirigenti cominciassero a muoversi in questa direzione (vedi, ad esempio, “manifesto in 10 punti”), ma ben presto tutto è ripiombato nella solita strategia inconcludente, completamente al traino delle iniziative della maggioranza.

Se queste sono le basi su cui il PD pensa di ricostruire il consenso, le speranze di tornare al governo sono molto ridotte.
E continuo a domandarmi, senza riuscire a darmi una risposta, cosa ci sia nell’attuale PD che gli impedisce di elaborare una proposta capace di offrire nuove prospettive e di riaggregare attorno a sé i tanti delusi che si sono allontanati.

C’è qualcuno che può aiutarmi a capire meglio la vocazione alla sconfitta che sembra animare l’intera sinistra italiana?

[Pubblicato sul forum del PD Il Cannocchiale]