L'immobilismo del Partito Democratico

16-04-2010

Come largamente prevedibile, il notevole successo della Lega alle ultime elezioni ne ha accresciuto gli appetiti, con conseguente richiesta di un maggior peso politico e relativa reazione allarmata di Fini.

Il PD, da parte sua, non ha molto da rallegrarsi da questa situazione (come farebbe pensare qualche commento delle ultime ore): ha ben altre gatte da pelare. La recente sconfitta alle regionali richiede molto più che sottolineare gli errori e i problemi della maggioranza.

Il PD dovrebbe chiedersi come mai la classe operaia del nord, base tradizionale del proprio elettorato, voti ormai in larga maggioranza Lega o PdL. Dovrebbe chiedersi perché una regione tradizionalmente di sinistra come il Piemonte abbia voltato le spalle al PD e perché, in un’altra regione-simbolo del potere rosso - l’Emilia - il vantaggio del PD si assottigli sempre più.

La mia risposta è che il successo dell’attuale coalizione di governo non si spiega con la sua capacità di risolvere i problemi della gente, ma con l’incapacità del PD di convincere i cittadini che, con loro al governo, le cose andrebbero meglio.

Quali segnali recenti ha offerto il PD ai suoi potenziali elettori sulla sua effettiva volontà di imprimere una svolta positiva ala politica del nostro Paese? L’operato del governo Prodi, almeno agli occhi della gente comune (che non tiene conto delle oggettive difficoltà incontrate all’interno di una coalizione molto eterogenea), appare poco meno che disastroso. Se vogliamo parlare delle regionali, cosa distingue il modo di governare in regioni come la Calabria, e soprattutto la Campania, da quello di altre regioni governate dal centro-destra?

Di fronte a una situazione così delineata, io credo che il PD, come maggiore forza di opposizione, dovrebbe finalmente scuotersi dal suo torpore; smetterla di inseguire la maggioranza sugli argomenti da questa di volta in volta dettati: le intercettazioni, il lodo Alfano, il legittimo impedimento, ora “le riforme non più rinviabili”...
Basta. Non se ne può più!

Se il centro-destra vuole fare le riforme, faccia le sue proposte, chiare e non generiche. Solo allora il PD interverrà nel merito, e non con dichiarazioni di principio. Oppure faccia una propria proposta, altrettanto chiara e ben comprensibile nelle sue implicazioni...

Quel che manca al PD di oggi è la capacità di fare proposte credibili, proposte organiche: un vero e proprio programma alternativo all’attuale politica del centro-destra, capace di mostrare una nuova visione della società italiana sulla quale aggregare cittadini e forze politiche di buona volontà. Redistribuzione dei redditi, rilancio dell’economia (basato sugli incentivi alla ricerca e all’innovazione, nonché sul premio alla professionalità e all’impegno personale), lotta serrata all’evasione fiscale (ma senza inutili complicazioni per i cittadini), maggior sostegno alle categorie sociali più deboli, lotta al clientelismo e agli sprechi senza guardare in faccia a nessuno...

Se il PD riuscisse ad elaborare, in tempi non geologici, un simile programma, organico e coerente nel suo insieme, mostrando poi serie intenzioni ad attuarlo qualora andasse al governo, i risultati delle prossime elezioni sarebbe certamente diversi.
Purtroppo non vedo segnali in questa direzione, e la cosa è davvero preoccupante...

Parole chiave: Partito Democratico PD