Il federalismo fiscale che vuole la Lega

20-08-2008

Nella discussione che molto presto sarà avviata sul cosiddetto “federalismo fiscale”, il PD deve evitare di cadere nella trappola della Lega, il cui unico interesse è quello di rendere maggiormente autonome le regioni del Nord dal punto di vista dell’imposizione tributaria e dell’utilizzo dei relativi fondi raccolti.

Non bisogna mai dimenticare l’ideologia di fondo sulla quale la Lega ha costruito la sua fortuna e che rappresenta la sua stessa ragione di esistere. Tale ideologia è sintetizzabile nei seguenti punti:
a) il Nord è virtuoso; è composto da imprenditori capaci e volenterosi, che producono una larga fetta del reddito nazionale;
b) non è giusto che le tasse pagate dal Nord vadano a coprire gli sprechi di “Roma ladrona” e le elargizioni di fondi pubblici da questa erogate a favore delle regioni del Sud, all’interno di interventi sostanzialmente assistenzialistici e clientelari;
c) il Nord deve diventare il più possibile indipendente dal punto di vista fiscale (sarebbe preferibile la secessione, ma visto che per il momento questa strada non sembra praticabile; ci si può accontentare, temporaneamente, di obiettivi più moderati), così da poter ridurre le tasse e per effettuare interventi mirati alla crescita, limitatamente ai propri territori.

Il PD dovrà sempre tener presente questa spinta di fondo che anima la Lega, spinta che potrà camuffarsi sotto forme diverse, ma che non potrà mai rinunciare ai suoi principi ispiratori di fondo.

E’ vero che al Nord si produce più che al Sud, è vero che gli sprechi della politica (sia a livello centrale che a quello locale) non sono più tollerabili, è vero che le regioni meridionali si presentano spesso come pozzi senza fondo, che assorbono ingenti risorse con risultati deludenti. Ma questa non è una buona ragione per intaccare l’unità nazionale a favore di quella parte del Paese che (anche grazie alla propria iniziativa) si trova già in una condizione privilegiata, condannando un’altra parte a sprofondare ancor più nella miseria.

La soluzione passa attraverso qualche concessione sul piano dell’autonomia fiscale, accompagnata però da un ferreo controllo centrale sull’utilizzo delle risorse ottenute, con meccanismi di sanzioni e di premi.

Ovviamente, tutto questo non può andare disgiunto da un titanico sforzo di snellimento della macchina dello Stato, tagliando privilegi, clientele, consulenze, società collegate, ecc., tenendo ben presenti le resistenze che ogni mossa di questo genere provoca (le difficoltà incontrate da Soru in Sardegna sono un esempio illuminante).

La credibilità dei futuri dirigenti politici, di fronte ai cittadini, si misurerà, sì, dalla capacità di affrontare i problemi reali della gente comune, ma anche di ridurre drasticamente le spese inutili – le spese della politica.

[Pubblicato sul forum del PD
Il Cannocchiale]
Parole chiave: Lega federalismo riforme