La coscienza tra discriminazione e integrazione
Il decennio 2000-2010 era stato proclamato il decennio della coscienza tanto sembrava imminente la spiegazione definitiva del fenomeno più caratteristico della nostra vita mentale, in seguito all’incalzare delle scoperte sul funzionamento del cervello. Scienziati e filosofi facevano a gara nel proporre nuove teorie o nel portare all’attenzione aspetti mai considerati in precedenza circa la relazione mente-cervello.
Passato il decennio – siamo ormai nel 2014 – nulla appare maggiormente fuori della nostra portata che la soluzione del problema del sorgere dell’esperienza cosciente e del suo rapporto con l’attività cerebrale. Gli scritti sulla coscienza cominciano a diradarsi, quasi si facesse strada la consapevolezza di quanto ingiustificato fosse un simile ottimismo. C’è da aspettarsi, nei prossimi anni, una progressiva caduta dell’interesse per l’argomento, come avviene generalmente per tutte le questioni da cui non si può trarre notorietà a buon mercato... Almeno fino alla prossima grande scoperta in campo neuroscientifico capace di riaccendere le speranze e rilanciare le ricerche.
In tale contesto, credo che valga la pena segnalare un nuovo libro sulla coscienza pubblicato recentemente in Italia da Marcello Massimini e Giulio Tononi, due studiosi di neuroscienze che operano negli Stati Uniti. Nulla di più grande è il titolo di questa nuova opera che, anche se non si discosta significativamente dall’orientamento a cui, in senso molto generale, possono essere ricondotte le precedenti proposte, ha almeno il pregio di confrontarsi concretamente con la realtà dei fenomeni.
Nel mio scritto cerco di ricostruire gli argomenti essenziali del libro, mettendone in luce le criticità sul lato teorico, non mancando tuttavia di riconoscere l’importanza del lavoro di ricerca sul campo condotto dagli autori.